18.06.2024 14:36
MOSTRE. BORDIN: IL BRUCIA SIMBOLO DI UNA SAN VITO FUCINA DI ARTISTI

(ACON) Trieste, 18 giu - "Il Brucia, un pittore che non ha mai cercato i riflettori, ma che è riuscito a vivere della propria arte, senza scendere mai a compromessi con nessuno. Un uomo che dal dolore è riuscito a generare arte pittorica".

Non potrebbero esserci parole migliori di quelle di Manuel Baldassare per descrivere il Brucia, al secolo Enzo Mior (secondo di tre fratelli soprannominati il Brucia grande, il Brucia e il Brucin, dove con quel termine si indica il chiodino con la capocchia piccola), vissuto nella sua San Vito al Tagliamento per 60 anni, dal 1946 al 2006, anno della morte, e le cui opere più rappresentative possono essere ammirate da oggi e per un mese al secondo piano del Consiglio regionale, a Trieste, ospitate dietro indicazione della consigliera Lucia Buna per una mostra curata appunto da Baldassare.

L'esposizione "Il Brucia, ritratto di un fuoriclasse" ha, dunque, l'ambizione di dare spazio a "un artista che ha confermato la storia sanvitese quale cittadina fucina di grandi artisti. Il suo fu sguardo di apparente semplicità, che invita all'introspezione Nei suoi lavori traspare l'amore per la terra e il diluire del tempo, declinati attraverso la tavolozza", ha spiegato il presidente del Consiglio regionale, Mauro Bordin, sempre pronto ad aprire le porte del Palazzo per farvi entrare i cittadini e chi rappresenta il territorio con merito e bravura.

"Ho avuto modo di ammirare la mostra antologica di 120 opere dedicata al Brucia a San Vito - ha spiegato la consigliera Buna - e sono rimasta colpita in particolare dal suo modo di rappresentare le donne, tra tristezza e colore, lui rimasto dolorosamente vedovo e padre di una ragazza. Da componente della Commissione regionale pari opportunità come tutte le altre colleghe consigliere, ho deciso che sarebbe stato importante esporre una parte di questi lavori negli spazi dedicati della sede legislativa, a Trieste".

"Il suo modo di raffigurare il volto femminile - è ancora Baldassare che ci viene incontro - è modiglianesco, per poi venire contagiato anche da van Gogh. La sua produzione artistica inizia nel 1978 e continua fino alla morte". È dunque un inizio tardivo, dettato da una grave perdita: la morte dell'adorata moglie Silvana, incontrata a Mestre, dove si era trasferito per fare il manovale, come manovale era stato da migrante in Svizzera.

Le prime opere esprimono tutto il suo dolore, sentimento che imprimerà su tela e legno sino alla metà degli '80 spesso con volti senza occhi, simbolo della sua paura di vedere il domani, per passare alla scomposizione delle figure e all'uso del colore vivace. Negli anni '90 si dedica a costruire casa propria, per riprende a dipingere alla fine del decennio, quando si crea un piccolo spazio nella birreria sanvitese La Cerveceria, dove paga il gestore donandogli suoi piccoli quadri. Il lavoro lo incalza tra il 2005 e il 2006, sino alle porte della morte: le composizioni sono visionarie, i paesaggi sognanti, i mondi ideali. Per lui, è tornare bambino, proprio come il soggetto della sua ultima fatica artistica. ACON/RCM



  • L'inaugurazione della mostra dedicata al sanvitese Il Brucia, nella sede del Consiglio regionale, a Trieste
  • Il curatore della mostra sul Brucia, Manuel Baldassare; il presidente del Cr fvg, Mauro Bordin; la consigliera regionale Lucia Buna
  • Il curatore della mostra, Manuel Baldassare, e il presidente del Cr Fvg, Mauro Bordin, accanto ad una delle tele del Brucia
  • Primo a sinistra, il presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, accanto alla figlia dell'artista scomparso
  • Una parte delle opere esposte a Palazzo