08.06.2023 16:20
DEPORTATI IN YU. BORDIN: LAPIDARIO GO, RICORDO BASE CONVIVENZA POPOLI
+++Presentata a Trieste inaugurazione in programma 11/6+++
(ACON) Trieste, 8 giu - "Creare un momento di pacificazione,
imparando dalla storia e guardando avanti con la capacità di
analizzare in maniera seria e oggettiva anche gli accadimenti più
drammatici. L'obiettivo del nuovo Lapidario ai Deportati di
Gorizia in Jugoslavia è quello di creare le basi per continuare
nella convivenza e nell'apertura necessarie per far sì che il
Friuli Venezia Giulia continui a essere caratterizzato dalla
coesistenza tra culture, idee, popoli e lingue diverse, autentica
forza della nostra regione. Senza mai portare rancore, ma
voltando pagina e, tutti insieme, riconoscendo gli errori per
ripartire con forza e determinazione".
Lo ha sottolineato a Trieste, nella sala Verde del palazzo del
Consiglio regionale, il presidente dell'Assemblea legislativa
Fvg, Mauro Bordin, in occasione della conferenza stampa di
presentazione del nuovo Lapidario ai Deportati di Gorizia in
Jugoslavia al termine della Seconda Guerra Mondiale.
Promossa dalla sezione isontina della Lega Nazionale, presieduta
da Luca Urizio, insieme a quella di Trieste, guidata da Paolo
Sardos Albertini, la cerimonia del taglio del nastro è fissata
per le 18 di domenica 11 giugno nel parco della Rimembranza di
Gorizia. Si svolgerà accanto al monumento centrale, dove già si
trova il precedente Lapidario con i nomi dei 665 goriziani e
isontini deportati, inserendosi così nell'ambito del Percorso del
ricordo.
"Sarà un momento importante - ha aggiunto Bordin - che abbiamo
ritenuto giusto presentare in questa sede istituzionale, dove
viene rappresentata l'intera comunità regionale. La storia, che
va sempre analizzata con obiettività ed equilibrio, è preziosa
per non dimenticare e trarre utili spunti di riflessione su
quanto è successo e su quello che deve essere il nostro futuro".
"Il Lapidario - ha proseguito il vertice del Cr Fvg - testimonia
parte di questa storia e rappresenta un'opportunità per dare pace
e serenità alle famiglie, concretizzando in un'opera visibile ciò
che purtroppo è accaduto. Si cerca così di dare riconoscimento e
dignità a tutte le vittime, a prescindere da chi sia stato in
quel momento storico il carnefice di turno. Tutti ci dobbiamo
impegnare in tal senso nel presente e nel futuro, riconoscendo il
giusto pensiero a chi purtroppo è stato vittima di orrori".
Il consigliere regionale Diego Bernardis, tra i relatori della
presentazione, ha parlato di "atto doveroso per ricordare senza
portare rancore. La verità non deve far paura e quando la
sosteniamo, a prescindere dalle ideologie, siamo sempre nel
giusto. La Lega nazionale fa bene a continuare le ricerche, dopo
decenni a caccia di una verità sottaciuta e spesso dimenticata".
Sardos Albertini si è invece focalizzato su alcuni passaggi
storici, ricordando che "ogni percorso richiede la conoscenza di
quanto accaduto prima e solo allora è possibile guardare avanti.
Conoscere per capire, dunque, affinché questa vicenda tragica non
sia più un motivo di divisione tra italiani, sloveni e croati,
guardando avanti tutti insieme".
Urizio, dal canto suo, ha tenuto a precisare che "non sono state
mai usate parole d'odio nei confronti di nessuno, ma solo d'amore
per i nostri martiri. Il monumento deve rappresentare un ponte
verso il futuro e non una provocazione. Una verità per chiudere
una pagina nera della nostra storia, sulla quale sarà finalmente
scritta la verità, senza tenere aperte ferite che questo
monumento vuole invece rimarginare".
"Non si parli però di un doppione, perché vogliamo garantire
visibilità non solo ai deportati citati sulla prima opera e
questi 97 nuovi nomi - ha evidenziato Urizio - rappresentano
persone di tutta la penisola. È un'operazione di verità e, ogni 3
maggio, chiederemo al Comune di Gorizia, al quale doneremo il
monumento, di aggiungerne ulteriori attraverso altre targhe da
apporre in futuro".
"Le Istituzioni - ha concluso il presidente Bordin - devono far
parte del processo di affermazione delle verità storiche,
condannando qualsiasi episodio di violenza gratuita a prescindere
da chi lo abbia commesso, perché i fatti non vanno mai guardati
in modo unilaterale".
Quindi, lanciando un preciso input a Urizio, il presidente
dell'Aula ha posto l'accento sul fatto che l'iscrizione esprimerà
ferma condanna "soltanto nei confronti di chi si è reso
materialmente colpevole, distinguendo tra chi ha sbagliato e chi
ha invece combattuto per un legittimo ideale". Il testo, infatti,
utilizza non a caso la preposizione "di" (e non "dei"): "Nel
ricordo delle tante vite ingiustamente spezzate con le
deportazioni in Jugoslavia per mano di partigiani comunisti
filo-Jugoslavia - Il loro sacrificio sia da invito a vivere in un
clima di pacifica convivenza - Ad imperitura memoria".
ACON/DB-fc