26.03.2024 16:43
SALUTE. PETIZIONE IN CR, RIAPRIRE PUNTO NASCITA SAN VITO TAGLIAMENTO
Bordin: da approfondire elementi criticità segnalati da cittadini
(ACON) Trieste, 26 mar - Riaprire il punto nascita di San Vito
al Tagliamento per dare risposta alle esigenze del territorio e
consentire un percorso nascita completo, in grado di aiutare a
favorire la natalità, senza dimenticare il prerequisito della
sicurezza attraverso scelte possibili e concrete di
riorganizzazione del dipartimento materno-infantile.
Lo chiede la petizione consegnata oggi nelle mani del presidente
del Consiglio regionale, Mauro Bordin, dalla prima firmataria,
Adelina Zanella, accompagnata da altri rappresentanti dei 15.800
sottoscrittori, tra cui il sindaco di San Vito, Alberto Bernava,
con i consiglieri regionali Marco Putto e Simona Liguori (Patto
per l'Autonomia-Civica Fvg), Nicola Conficoni (Pd), Serena
Pellegrino (Avs), Furio Honsell (Open Sinistra Fvg) e Rosaria
Capozzi (M5S). Presente all'illustrazione anche il consigliere
Markus Maurmair (FdI), componente della III Commissione
consiliare competente in materia di salute e dunque interessato
alle tematiche trattate.
Le richieste della petizione saranno infatti portate
all'attenzione proprio della III Commissione, ai cui lavori i
proponenti hanno chiesto di poter prendere parte in audizione,
richiesta che è già stata fatta propria dai consiglieri
regionali, con Putto che l'ha definita "un atto dovuto ad un
esempio civico per l'intero Friuli Venezia Giulia".
Altri punti toccati dal documento sottoscritto sono abbattere le
liste di attesa ambulatoriali e chirurgiche con l'implementazione
delle attività degli attuali reparti del polo ospedaliero di San
Vito-Spilimbergo e dei servizi del distretto Tagliamento;
garantire la risposta ai bisogni di salute dei cittadini da parte
delle strutture sanitarie pubbliche ospedaliere e territoriali
dell'ambito Tagliamento attraverso una adeguata dotazione
organica.
"Il nostro obiettivo - ha spiegato Zanella - era raggiungere
quantomeno un numero di firme che fosse pari ai voti presi dal
presidente Fedriga, circa 12.300, visto che in campagna
elettorale aveva assicurato la salvaguardia del punto nascita di
San Vito, anche se poi non l'ha fatto. Vista l'urgenza di portare
all'attenzione del Consiglio regionale la questione della
riapertura, abbiamo deciso di fermarci alla fine del terzo mese
dalla sua chiusura, cosa che è avvenuta il 23 febbraio scorso,
altrimenti oggi avremmo sicuramente ancora più adesioni".
"Il punto nascita era in bilico già nel 2022 - ha rammentato
ancora la prima firmataria - per il numero di parti, che per
motivi di sicurezza è stato stabilito che debbano essere almeno
500 all'anno, ma questi sono stai superati e così sarebbe stato,
stanti le cartelle aperte per parti richiesti, anche nel 2023 se
non fosse stato chiuso prima della fine dell'anno".
"Tra le proposte fatte dai gruppi che si sono da subito attivati
per fermare la chiusura del punto nascita - è stato quindi
spiegato - vi è quella, presentata anche al direttore generale
dell'Azienda sanitaria del Friuli Occidentale (Asfo), Giuseppe
Tonutti, di creare un'équipe unica con i medici dell'ostetricia
di San Vito e Pordenone, numericamente sufficienti per gestire
due punti nascita differenziati, uno nella struttura Spoke
sanvitese (per i parti fisiologici) e l'altro nell'Hub
pordenonese (per i più complessi), ma l'idea ci è stata
rigettata".
I presenti hanno quindi parlato anche della "fine dell'attrazione
di pazienti dal Veneto, mentre prima la struttura era considerata
molto efficace, e di fuga degli operatori che non riescono più a
conciliare la vita lavorativa con quella privata".
Stimolati dalle domande del presidente Bordin, hanno poi spiegato
che "il punto nascita più vicino a San Vito oggi è quello di
Portogruaro, distante 15 chilometri contro i 22 di Pordenone, che
per collocazione è anche molto più difficile da raggiungere,
perciò le donne stanno andando più volentieri a partorire in
Veneto". Inoltre, "se è vero che le nascite sono in calo, non si
capisce la ratio di pagare una struttura privata. L'Azienda
sanitaria pubblica ha due punti nascita, uno in periferia e uno
in città, perciò ci chiediamo perché mantenere una convenzione
con una ostetricia privata, unico caso in tutta la regione".
"La questione non è solo chilometrica perché anche il tipo di
strada e percorrerla in sicurezza ha la sua importanza per una
gestante", ha quindi fatto presente la consigliera Pellegrino,
che ha ricordato a Bordin come abbia "preso a cuore una
situazione simile registrata a Latisana, dove ora il punto
nascita è stato riaperto". Per la consigliera Liguori
"concentrare il personale negli ospedali Hub, spogliando così gli
ospedali territoriali Spoke di diverse risorse, non è una
strategia vincente, anzi va contro ogni servizio di prossimità".
Per Honsell, "se i 500 parti di media che avvenivano a San Vito
si possono gestire a Pordenone senza aver fatto nuove assunzioni
di personale medico e infermieristico, vuol dire che con un
minimo di organizzazione tra Hub e Spoke si potevano lasciare a
San Vito". "Si tolgono servizi alle donne e alle famiglie", ha
incalzato Capozzi che, con Conficoni, ha ribadito come "sia stata
disattesa una promessa fatta dal presidente Fedriga in campagna
elettorale".
Da parte sua, il sindaco Bernava ha messo in evidenza che "già
nel 2018 erano stati portati in Consiglio i temi della carenza di
dipendenti e di primari, della mancanza di nuove assunzioni e di
liste di attesa sempre più lunghe, secondo dei disagi che non
sono solo del Sanvitese ma anche di Comuni come Cordovado, Sesto
al Reghena, Morsano al Tagliamento, disagi che si sono acutizzati
nel tempo e a cui non è stata data risposta".
"Ci sono elementi di criticità segnalati dai cittadini - ha
concluso Bordin - che vanno approfonditi, mi auguro in tempi
rapidi, affinché sia possibile prendere quella che risulterà
essere la decisione migliore per il territorio sulla quale
l'assessore Riccardi sta già facendo un ragionamento anche sulla
base degli studi svolti".
ACON/RCM-fc